Violenza e follia non annullano la paura e non danno la felicità
Sembra che la follia si stia progressivamente impadronendo del mondo. Un mondo nel quale, sempre di più, vivo male e non credo sia solo una mia sensazione.
Una follia spesso individuale ma che ormai ha le caratteristiche di follia collettiva.
A Giulianova si pianta un coltello nel cuore di chi non ha dato la precedenza in auto; un professionista spara due colpi di pistola alla moglie, la uccide e subito dopo si lancia nel vuoto suicidandosi; un ennesimo femminicidio che si aggiunge ai tanti che da gennaio di quest'anno si sono compiuti. A Orlando un giovane entra in un locale e uccide 49 persone e ne ferisce decine; a Parigi un uomo uccide una coppia di poliziotti in nome dell'Isis; pregusti la visione di una partita di calcio e spesso essa è preceduta da scontri e violenze degli hooligans che sfogano la propria pazzia sulla città, sui beni comuni e su quelli privati.
Una follia che anche nel quotidiano di ognuno ha le sue radici. Quella quotidianità che spesso è fatta da momenti di pazzia, di violenza, di odio nei confronti dell'altro, peggio ancora se lo consideriamo un diverso, sia esso un uomo o una donna di colore, un gay o un barbone.
Uscire di casa, sopratutto nelle metropoli, è spesso come andare in guerra. Nello stesso condominio non ci si saluta quando ci si incontra, monti in macchina o in moto e cominci a lottare con chi ti taglia la strada o con chi reputa il codice della strada una norma da applicare secondo le proprie esigenze; giungi al lavoro e spesso anche lì è una sorta di lotta aperta tra colleghi per la difesa del proprio posto, non dall'imprenditore, ma dai colleghi stessi; torni a casa riprendendo la lotta con gli altri automobilisti e giunto sotto l'appartamento dove vivi non trovi un posteggio per parcheggiare e ancora rabbia, ira, che spesso si scarica sugli altri.
Questa violenza urbana - unitamente alla disoccupazione, particolarmente giovanile, e ad una vecchiaia insicura (pensioni al minimo, solitudine, costo delle cure mediche, ecc.) - è uno dei motivi principali dell'ansia e dell'infelicità delle persone.
Così tutto ciò che è "forestiero", invadente, produttore di pericoli è da "eliminare", da togliere di mezzo, da bloccare secondo l'intensità della minaccia avvertita.
La follia individuale crede di potere salvarsi agendo con violenza, in una sorta di difesa aggressiva, un ossimoro che non funziona proprio perché in un mondo globalizzato siamo tutti interdipendenti, lo eravamo nel piccolo villaggio di un tempo, o nel condominio di oggi, figuriamoci in questo mondo sempre più villaggio globale. Ne consegue che nessuno è padrone del proprio destino; solo collettivamente gran parte delle risposte alle domande individuali di sicurezza e di felicità potranno essere date, l'alternativa è la violenza e la follia.
Hai fatto la foto alla realtà. Il senso collettivo non esiste più neanche nelle sue forme costituite (partiti, sindacati, gruppi di interesse, comunità, ecc.) e, quindi si cerca sempre la vincita su l'altro. Altro da te che però sta come te. Il problema è come si corregge tutto ciò? Come si fa inversione di marcia? Credo che molto dipenda da chi governa che sceglie unicamente il denaro come scopo della sua azione pensando di garantire, così, la felicità, quella felicità che in giro però è merce rara.
RispondiEliminaSi cambia rendendoci conto che i bisogni per la maggior parte sono bisogni indotti e spesso inutili. Troppo poca attenzione alla dimensione integrale della persona (materia e spirito). Ma con l'impegno personale e collettivo possiamo lavorare per migliorare e migliorarci. Bisogna però parlarne, discuterne, per prendere e far prendere coscienza.
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