Ballottaggi tra individualismo e comunità sociale
Con le elezioni di domenica scorsa è finita un'altra fase politica di questa Repubblica (seconda, terza?).
Un tempo votare DC o PCI, era l'espressione di un'adesione totalizzante ad un modello di vita. Non si aderiva solo ad un partito e lo si votava, si abbracciava una cultura, uno stile di vita. I DC di tutti gli strati sociali, dagli operai all'alta borghesia, andavano a messa, credevano nella persona inserita in un contesto relazionale e comunitario, credevano al libero mercato ma anche alla solidarietà e alla giustizia sociale. I comunisti non votavano solo il PCI, quel partito rappresentava la propria casa, i propri sogni, le proprie aspettative di riscatto. Anche in loro vi erano radicati i valori della solidarietà e della giustizia sociale, quei valori comuni che avevano unito tutte le brigate partigiane, sia quelle bianche che quelle rosse, contro il nemico comune il Nazi-Fascismo.
Col crollo della prima Repubblica sotto i colpi del Pool di mani pulite, che purtroppo non ha pulito nulla, anzi...., iniziò l'era del berlusconismo e della trasformazione del PCI in PDS, DS, fino al PD. E' il tempo della fine delle ideologie o forse dell'annacquamento delle stesse; padre Sorge decreta la morte del voto unico dei cattolici e il PCI, crollato il muro, deve recuperare una diversa immagine e deve allontanarsi velocemente dalla vecchia ideologia.
Forza Italia prima e PDL dopo riescono a raccogliere intorno a sé i "pezzi" di elettorato che non si riconoscono nel PCI o meglio nella cultura comunista, se pur all'italiana, memori anche degli anni di piombo del terrorismo rosso e riescono a farlo sdoganando anche la destra storica nata dal MSI e che con Fini prende progressivamente le distanze dal terrorismo nero, anch'esso violento e stragista (Stazione di Bologna, ecc.) e la Lega secessionista. Il PCI si trasforma per non morire, sfiorato come fu da Mani Pulite. Ma piano piano si trasformano non solo e tanto i nomi e la natura dei partiti storici, con la scomparsa di alcuni, è sopartutto l'elettorato che si trasforma.
Non si aderisce più ad un modello di vita incarnato in questo o quel partito, non si vive più per un ideale, sempre di più l'individualismo comincia a dominare; dalla solidarietà "mangiata" a colazione, pranzo e cena, si passa all'individualismo e quindi al predominare degli interessi personali, sugli interessi collettivi. Anche in pezzi importanti del centro-sinistra si fa strada una cultura individualista che produce i tanti scandali fino a Mafia-Capitale.
Si giunge così ad oggi con un'"esplosione" di partiti e partitini, che si contendono i voti per la vittoria dei ballottaggi, non classificabili come un tempo in due schieramenti. A Milano si contendono la poltrona di sindaco un rappresentante dello schieramento di centro-sinistra (è ancora valida questa definizione? Credo di no.) e un rappresentante del centro-destra (è ancora valida questa definizione? Credo di no.). A Torino, come a Roma, la contesa è tra il centro-sinistra (continuiamo a definirlo così) e i pentastellati. A Napoli tra un sindaco uscente eletto a suo tempo da una coalizione "rivoluzionaria" ed oggi sostenuta da varianti della stessa e un uomo voluto da Berlusconi. In questo scenario, paradossalmente, se si guarda con le vecchie lenti della prima Repubblica, il PD vince nei centri storici delle grandi metropoli e perde nelle periferie, un tempo regno del PCI. Nelle periferie vincono i partiti di protesta, di "lotta", quei partiti che parlano alla "pancia", più che al cuore e al cervello.
Credo che il voto, oggi, così come molte delle espressioni personali della vita è il risultato dell'insicurezza, della paura del proprio domani sia esso economico, lavorativo che la paura e l'insicurezza sui rapporti interpersonali. Ci sentiamo soli dentro un mondo fatto di flessibilità, liberalizzazioni, endemica incertezza e competitività.
Questa ansia la viviamo da soli, sembra che essa ci sfida individualmente, cogliendo i fallimenti personali e sottolineando le incapacità personali. Così siamo convinti che solo una salvezza individuale possa salvarci dai problemi comuni.
Così la rabbia individuale, nata dall'insicurezza, particolarmente presente negli strati più bisognosi della società, scatena questa ribellione verso i partiti che hanno governato, nella speranza di una panacea di tutti i mali attraverso il "nuovo" che avanza.
E' auspicabile che queste elezioni siano da insegnamento per tutti quei partiti che vogliono ritornare a stare vicino alla gente e che lo facciano recuperando i valori di solidarietà e giustizia sociale, ma anche dando più sicurezza, sopratutto occupazionale alle giovani generazioni.
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