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mercoledì 1 giugno 2016

Violenza e individualismo


Un uomo uccide la sua ex fidanzata e le dà fuoco tra l'indifferenza e la "paura" dei tanti che passano e scappano, aggrappati al proprio egoismo, alla propria paura dell'altro, dell'ignoto, dello sconosciuto.

Un terrore, una paura, un egoismo che non solo non  fa scendere dalla macchina, chi passa dal luogo, per aiutare una donna urlante che chiede aiuto, ma che riesce non far fare una telefonata alle forze dell'ordine, per arginare quel fiume di violenza che dopo qualche minuto si sarebbe riversato su quella ragazza colpevole solo di aver lasciato un uomo (?) che finirà con lo scaricare su di lei la sua rabbia malata.

Non si tratta della violenza delle città, come commenti o posizioni politiche interessate  e strumentali vogliono far credere, è qualcosa di molto più preoccupante proprio perché attiene alla sfera culturale e quindi ad una delle parti principali del proprio essere.

Una cultura individualista e massificata che rifiuta la stessa idea di dolore per sé, ma che per non subirlo - paradossalmente - si è pronti ad infliggerlo agli altri.

Non importa poi se è una donna, anzi a maggior ragione e così quella cultura individualista dimostra un altro suo aspetto diabolico: la predisposizione verso la violenza sulle donne, fino al femminicidio.

L'egoismo, l'individualismo sono segni inconfondibili dell'insicurezza e dell'ignoranza che troppo spesso regnano in persone spesso culturalmente e psicologicamente fragili; proprio questa insicurezza sviluppa quella incapacità di  gestire i rapporti con gli altri e sopratutto con quelle donne che culturalmente hanno raggiunto da tempo un livello spesso superiore a quello maschile.

La stessa cultura che attraversa orizzontalmente anche chi non si è fermato per dare aiuto o non ha fatto una telefonata alla polizia o ai carabinieri. Una cultura che non riesce più a vedere l'altro come una persona, ma come un avversario, come un nemico che può farmi del male.

E' quella cultura che nei grandi complessi abitativi e nelle metropoli in genere, si trasforma nell'indifferenza tra i condomini di una stessa scala; la cultura del non-saluto quando ci si incontra, fino ai fatti estremi come vere e proprie risse condominiali, che giungono fino all'omicidio.

Siamo stati i sostenitori delle regole, delle norme, ma oggi solo quelle non bastano, anzi a volte sono "portatrici sane" di comportamenti "anomali" quando non criminali, forse è tempo di lavorare seriamente per una educazione civica da troppo tempo abbandonata.

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